Il caffè (e Starbucks) alla conquista della Cina

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 Il tè della tradizione, certo, e accanto il caffè che rappresenta modernità, conquista, status symbol. Fa pensare la notizia che arriva da Starbucks, che vede ormai nella Cina il suo principale mercato estero: una “conquista” che ha richiesto impegno, trasformazioni culturali e soprattutto tempo. Se oggi la cultura del tè di fatto convive con quella del caffè, non ci sono dubbi sul fatto che quest’ultima si sia fatta strada con fatica. Come ammette Howard Schultz, presidente emerito di Starbucks Corporation, “non abbiamo avuto successo nei primi anni” e c’è voluto quasi un decennio per generare profitto sul mercato cinese.

Obiettivo 6.000 caffetterie entro il 2022
Aperto il primo punto vendita a Pechino nel 1999, la multinazionale conta oggi più di 4.800 negozi fisici in circa 200 città, con quasi 60.000 dipendenti. Nel quarto trimestre fiscale del 2020, 259 nuovi punti vendita sono stati aperti nella Cina continentale. Un record, come fa notare l’Ansa, anche se destinato ad essere presto superato. L’azienda infatti punta a raggiungere quota 6.000 caffè in 230 città cinesi entro la fine dell’anno fiscale 2022.