Il caffè come filosofia: dalla miscela alla purezza

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L’Italia della miscela si innamora delle monorigini. E i nuovi mercati, che sono partiti da queste, scoprono la miscela. Nel mondo del caffè è in atto una vera e propria inversione di tendenza, che ha un riverbero immediato nelle proposte al bar e nel consumo domestico. Questione di filosofia, secondo i più fini analisti, perché la scomposizione della miscela nei suoi ingredienti equivale alla ricerca dell’atomo che compone la materia. Anche a proposito di caffè, insomma, sarebbe in atto una destrutturazione.

Monorigine non amour
Lasciando considerazioni così alte per planare nella tazzina, vale innanzitutto la pena di specificare che il cosiddetto caffè in purezza non è necessariamente sinonimo di qualità. Alla base della “filosofia della miscela”, infatti, c’è un atteggiamento che valorizza la complessità e la ricchezza sensoriale, un atteggiamento di continua ricerca e affinamento di una “ricetta” perfetta, o almeno perfetta per i propri gusti. Certo, anche nell’esplorazione del caffè in purezza c’è la ricerca e la sperimentazione di diversi monorigine, ma in questo caso chi cerca si aspetta di trovare una risposta in qualche modo già preconfezionata dalla natura, in cui la sapienza e l’abilità dell’uomo hanno un ruolo secondario. E, anche questa, è una visione filosofica dell’uomo del mondo.