Dal té al caffè, la “mossa” anti-crisi del Bangladesh

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 Dal té al caffè: il Bangladesh ha iniziato ad affiancare la tradizionale coltivazione, quella appunto del té, con quella “nuova” che permette di ottenere i preziosi chicchi. Il cambiamento nasce innanzitutto come manovra anti-crisi, una crisi legata a filo doppio con il Covid-19, che ha notevolmente, ulteriormente ridotto il prezzo del té. Ancora, la bevanda tradizionale è soprattutto consumata dalle classi più umili, mentre il caffè piace molto alle élite e ai giovani, e per questo offre maggiori possibilità di guadagno e di crescita. Nel Paese, infatti, c’è una forte richiesta di caffè crudo e di caffè in generale. Per questo il Bangladesh, tra i principali produttori di té al mondo, potrebbe trovare particolarmente conveniente una conversione delle proprie colture.

Una rinascita che passa… dalla tazzina
Come riporta il quotidiano The Daily Star, lo stesso ministro dell’Agricoltura bengalese, Mohammad Abdur Razzaque, si è impegnato in prima persona per diffondere la coltivazione del caffè nel distretto di Moulvibazar, nel nord-est del Paese, al confine con l’India, esaltando le possibilità economiche e il conseguente sviluppo industriale. Certo, resta da fare i conti con la mancanza di fabbriche per la lavorazione del caffè, ma sicuramente iniziare a produrre la materia prima costituirebbe un primo elemento, anche economico, positivo.