Caffè al bar, che stangata!

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Nuovo anno e nuovi aumenti, che non risparmiano nemmeno uno dei classici piaceri italiani: la tazzina di caffè consumata al bar. La stangata sul caffè è arrivata puntuale con l’inizio del 2018, dopo qualche tempo di prezzi stabili.

A rilevare il caro tazzina al bar è Federconsumatori, che ha fatto anche una classifica delle città del Bepaese dove concedersi il tradizionale espresso è più costoso.

Torino la più cara, Napoli la più economica

Nel nostro paese, l’aumento medio della tazzina si attesta al 5,95%, mica poco. In assoluto, l’espresso raggiunge il prezzo più alto a Torino, dove lo scontrino riporta 1 euro e 10 centesimi (+5,77%). L’aumento più significativo, in percentuale, è invece a Roma, dove tocca il +11,96% rispetto all’anno scorso:

“Nella capitale un caffè al bar costa in media 1,03 euro”

Svettano oltre il prezzo “tipico” di un euro, anche se di pochi centesimi, pure Milano, con 1,08 euro (+8%) e Firenze 1,04 euro (+1,96%). La palma d’oro della città più economica, per la tradizionale tazzina consumata al bancone del bar, è Napoli, la patria della ‘tazzulella’, con 0,91 euro (+5,81%). Segue a ruota Palermo con 0,94 euro (+2,17%).

Per i consumatori “aumenti ingiustificati”

“Non c’è nulla che giustifichi questi rincari, e non solo sul caffè ma su tutte le voci dei consumi più significativi e popolari”, ha dichiarato il presidente di Federconsumatori, Emilio Diafora, all’agenzia stampa AdnKronos. Che ha aggiunto: “La tassazione aumenta su tutto e si riversa sui consumatori finali” citando l’aumento delle tariffe, delle bollette, delle autostrade.

Il parere dei baristi

Ovviamente, gli esercenti hanno posizioni molto diverse. “La tazzina ha viaggiato intorno a un aumento medio dell’1% nel 2017 sul 2016” sottolinea Luciano Sbraga, direttore del centro studi di Fipe- Confcommercio.

“Dal nostro osservatorio – sostiene – non abbiamo verificato particolari tensioni per il caffè al bar”: però nel 2018, afferma il direttore, potrebbero verificarsi “lievi ritocchi dovuti magari al costo della materia prima che viene acquistata in dollari e per un po’ di ripresa dell’inflazione anche se di dimensione contenuta”.

La Fipe precisa che, in questo scenario, la situazione dei prezzi è diversa da città città. Secondo Sbraga, il costo di una tazzina “è quasi sottocosto e se quest’anno ci sarà qualche aumento  dell’ordine di 10 centesimi, una cifra tonda, e anche se in termini percentuali è alto, va considerato che i baristi tendono ad aspettare 2-3 anni prima di ritoccare il prezzo del caffè, anche per la gestione dei resti”.